Maltrattamenti in famiglia: la richiesta di
allontanamento ed il diritto al collocamento in “casa rifugio” con i
propri figli minori
Quando
si è vittima di maltrattamenti in famiglia, la paura di perdere i
propri figli può prevalere sulla paura della violenza e indurre la
vittima a continuare a subire i maltrattamenti piuttosto che a
prenderne le distanze.
Ma
reagire è possibile e, contrariamente a quanto molti pensano, non
comporta la perdita dei propri figli perchè reagire, oltre ad essere
in molti casi necessario, è doveroso nel superiore e preminente
interesse dei propri figli, minori e non, e lo si può fare,
chiedendo di essere messi in protezione in una “casa
rifugio”.
Nel
caso di cui ci siamo occupati, la madre raccontava di essere stata
aggredita dal marito e di essere da tempo vittima di maltrattamenti
da parte del medesimo, richiedendo di essere allontanata con i figli.
La stessa veniva, quindi, accompagnata all'spedale, ove le veniva
riscontrato un trauma facciale con vasto ematoma del viso. Veniva
così attivato il Seus al fine di individuare una sistemazione
alloggiativa idonea alla sua messa in protezione con i figli e la
medesima veniva, quindi, accolta in casa rifugio con i tre figli
minorenni.
In
seguito al collocamento in casa rifugio della madre con i figli
minori, il Tribunale per i Minorenni di Firenze disponeva in via
provvisoria ed urgente darsi mandato al Servizio Sociale e alla
Ufsmia/Ufsma di seguire la situazione dei minori con interventi di
sostegno, orientamento e monitoraggio e
di effettuare l'indagine sociofamiliare. Il
suddetto provvedimento rilevava che il nucleo familiare era in carico
ai SS da tempo per problematiche economiche; importanti difficoltà
scolastiche, trascuratezza e scarsa igiene dei minori.
All'esito dell'istrutttoria, il
Tribunale per i Minorenni di Firenze si pronunciava in via definitiva
e disponeva l'affidamento
dei minori al Servizio Sociale per anni due, in quanto rilevava le
fragilità di entrambi i genitori,
ma disponeva il collocamento dei medesimi presso la madre con
attribuzione alla stessa dei poteri relativi alle scelte di ordinaria
amministrazione necessarie per i minori,
rilevando che
“dopo
l'inserimento in casa rifugio, la madre aveva dimostrato un netto
cambiamento e appariva più attenta alle esigenze dei bambini e
lucida nelle azioni da intraprendere per le necessità dei figli”.